It: Private Security Industry e Italia
Negli ultimi decenni numerose nazioni hanno sperimentato un progressi- vo indebolimento del tradizionale monopolio statale sull’uso della forza. Questo fenomeno, che si è manifestato in tutta la sua evidenza a partire dalla fine della Guerra Fredda, ha tratto nuova linfa dalla natura asimme- trica dei conflitti contemporanei. All’interno di questo mutato contesto storico, l’esternalizzazione di funzioni di sicurezza alle Private Military and Security Companies (PMSCs) rappresenta una prassi comune ai prin- cipali attori del sistema internazionale. Le PMSCs sono imprese orientate al profitto che propongono sul mercato le proprie capacità di prestatari di servizi di sicurezza in maniera competitiva rispetto a quelli erogati da strutture statali.
Per servizi militari e di sicurezza forniti da queste imprese si intendono, nella loro accezione più ampia, quei servizi finalizzati alla gestione della violenza, su terra e su mare1. Si definiscono privati perché vengono finanziati e/o erogati da entità diverse rispetto alle strutture pubbliche. Questi sviluppi hanno avuto luogo inizialmente nell’Occidente industrializzato, con Stati Uniti e Regno Unito quali principali motori di questa evo- luzione, per poi diffondersi su scala globale. Il risultato che ne è derivato è stata la trasformazione di quello che a lungo è stato identificato come un bene pubblico, e il contemporaneo emergere di un vero e proprio “merca- to della sicurezza”. La Private Security Industry (PSI) sperimenta attualmente un’espansione senza precedenti. Secondo alcune stime, ci si aspet- ta che questo mercato continuerà a crescere ad un tasso annuo pari al 7.4 per cento, raggiungendo i 218.4 miliardi di dollari nel 20142. Si tratta di un incremento significativo se si tiene conto della congiuntura econo- mico-finanziaria particolarmente negativa degli ultimi anni. In quella che è stata definita “era post-eroica” è naturale aspettarsi che, quanto più si diffonderanno la volontà di evitare i danni collaterali, una diffidenza ma- nifesta nei confronti delle missioni di pace e la mancanza di forze militari disponibili, tanto più aumenterà il ricorso alle PMSCs3.
Su queste basi, il presente lavoro rappresenta un’indagine di come l’Italia si pone nei confronti di questa realtà. Se l’appalto della sicurezza ad attori privati è da tempo parte del dibattito relativo alle minacce e alle sui- de che la conflittualità contemporanea porta con sé, l’approccio italiano appare in controtendenza. La bibliografia carente e la sostanziale assen- za di dati empirici stimolano, di conseguenza, un notevole interesse nei confronti del caso italiano. Nella consapevolezza che l’Italia vieta qualsi- asi tipo di attività potenzialmente assimilabile al mercenariato, lo studio analizza la normativa italiana in materia. In seguito, e in conformità con quanto riscontrato, viene descritta la posizione italiana circa l’uso di con- tractors nelle missioni a carattere internazionale. In questo contesto, si indaga il ruolo di tali attori quali fornitori di protezione armata nei con- fronti di organi di Stato, delegati istituzionali ed esperti civili. Il proposito è quello di verificare se l’opzione privata nell’esercizio di questa funzione sia già stata presa in considerazione ed eventualmente tradotta in pratica, se potrebbe esserlo in futuro, nonché di analizzare le problematiche ad essa inerenti.
L’analisi dell’approccio italiano prevede anche l’esame della posizione adottata nei confronti della sicurezza marittima e della lotta alla pirate- ria. Con la L. 130/2011 l’Italia si è infatti dotata di una normativa che consente l’impiego di operatori della sicurezza privata a bordo dei mer- cantili italiani nello svolgimento di funzioni di protezione. La normativa in questione rappresenta l’unica circostanza in cui il nostro paese ha uf- uicialmente riconosciuto le potenzialità dei servizi di sicurezza privata in contesti operativi internazionali. Nell’affrontare questo caso di studio si cerca da un lato di considerare il dibattito, le politiche e i risultati sino ad ora raggiunti e dall’altro di descrivere le potenzialità applicative di un approccio di questo tipo. L’intenzione è anche quella di valutare se – e at- traverso quali modalità e tempistiche – è ipotizzabile che questo modello sia esportato ad altri settori.
L’analisi del “caso italiano” non può però prescindere da un inquadra- mento generale del fenomeno. Per questa ragione, la prima parte della trattazione è dedicata all’approfondimento dell’offerta e della domanda dei servizi delle PMSCs a livello internazionale.
L’esternalizzazione in ambito militare e di sicurezza è stata spesso associata alle attività mercenarie ed è quindi stata oggetto di reticenze e sospetti da parte dell’opinione pubblica. Le PMSCs condividono analo- gie e punti di partenza con le forme storiche di mercenariato. Allo stesso tempo, esse sono il frutto di un contesto politico, economico e culturale che, a partire dalla fine della Guerra Fredda, ha subito delle profonde tra- sformazioni. La trattazione descrive quindi le principali caratteristiche di queste aziende e la gamma dei servizi offerti, al fine di comprendere le motivazioni alla base del loro utilizzo ed i vantaggi e gli svantaggi che esso comporta rispetto alle tradizionali forze armate e di sicurezza. In questo contesto, l’attenzione viene focalizzata non solo sulle funzioni propria- mente militari svolte dai security contractors, ma anche e soprattutto sul- le molteplici attività di supporto al crisis management che sono sempre più oggetto di esternalizzazione al settore privato.
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